Prosegue qui l’articolo L’obbligo vaccinale: come orientarsi fra le diverse posizioni in campo? [parte terza]. Dopo l’analisi delle prime tre questioni in campo, riprendiamo con altre tre.
4. Perché escludere dalla scuola d’infanzia e dall’asilo nido i bambini non vaccinati?
COE. Il vero fine della legge è consentire una riduzione dei pericoli per la propria salute a quegli studenti affetti da patologie che controindicano le vaccinazioni e che hanno nei compagni immunizzati l’unica barriera contro le infezioni. Poiché i bambini non vaccinati non forniscono tale barriera, è opportuno che stiano a casa. Anzi, nemmeno nei gradi superiori di scuola dovrebbero essere ammessi, per le stesse ragioni. I non vaccinati sono pericolosi.
TOL Francamente, si poteva anche soprassedere. I bambini frequentano molte persone e molti ambienti e non è certo la scuola l’unico nel quale si possono diffondere malattie. Poi, i bambini immunodepressi possono ammalarsi di qualunque cosa e purtroppo richiedono protezione continua.
LIB e RAD Questo argomento è un esempio evidente della malafede con la quale è stato affrontato il problema. È falso e criminale dire che i bambini non vaccinati siano pericolosi per i pochissimi bambini immunodepressi che frequentano le scuole. In realtà, i bambini non vaccinati sono mediamente più sani di quelli non vaccinati, come mostrano molte ricerche indipendenti e l’esperienza clinica di tanti medici scrupolosi (per esempio, i 120 che firmarono con Roberto Gava una lettera a Walter Ricciardi, presidente dell’ISS , ottenendo, per tanta eretica blasfemìa, l’immediata scomunica mediante radiazione dall’albo del primo firmatario), sempre osteggiate e attaccate dai ricercatori delle case farmaceutiche e dai centri di ricerca pubblici come il CDC americano (il Center for Desease Control, che si occupa di salute pubblica), che da 50 anni rifiutano di condurre studi comparativi seri fra vaccinati e non vaccinati (gli studi comparativi che vengono fatti in quei contesti sono infatti non di rado condotti in modo scorretto, confrontando gruppi di soggetti tutti vaccinati o aggiustando in modo acrobatico i dati in modo da ottenere il risultato desiderato o utilizzando campioni di grandezza molto diversa, quindi non confrontabili, quando non sono del tutto fraudolenti come quello di Thorsen sull’autismo richiamato più avanti, al punto 5). A portare nelle scuole i virus e i batteri sono infatti i bambini appena vaccinati, perché, come si è detto, la maggior parte dei vaccini è studiata per offrire protezione personale contro la malattia, non per impedire la circolazione dell’agente patogeno, che circola tanto fra i vaccinati che fra i non vaccinati. Ma di questo nessuno si preoccupa di avvisare i genitori (i foglietti illustrativi di alcuni vaccini raccomandano di tenere i bambini lontani da coetanei e donne incinte per parecchi giorni dopo l’inoculazione del vaccino), segno che la salute degli immunodepressi è un pretesto pietoso e peloso per una finalità diversa.
Escludere i bambini non vaccinati dall’asilo nido e dalla scuola d’infanzia, oltre ad essere un’odiosa discriminazione che viola almeno 3 o 4 principi costituzionali (come dice il Presidente emerito della Corte Costituzionale Paolo Maddalena), è una forma di vergognoso ricatto per i genitori inadempienti, per costringerli a far vaccinare i figli. Punto. Niente più di questo. È criminale però che si trattino i bambini sani non vaccinati come degli untori. Lo Stato ha il dovere di proteggere questi piccoli cittadini dalla discriminazione, invece si è assistito a scene vergognose di espulsioni dalla scuola da cui erano già iscritti. E qui si vede la qualità morale e la bassezza politica di chi ha ideato questa legge. Roba da leggi razziali fasciste.
5. Esistono o no gli effetti avversi?
COE. Praticamente sono inesistenti e al più di lieve entità. Al massimo 3 o 4 negli ultimi vent’anni (dott. Alberto Villani, Presidente della Società Italiana di Pediatria). Generalmente i vaccini sono tollerati molto bene e non causano alcun disturbo; tuttavia possono provocare talvolta reazioni fastidiose, ma temporanee come rossore e gonfiore nel punto di inoculo, reazioni generali come febbre, agitazione o sonnolenza. Gli effetti collaterali più gravi, come lo shock anafilattico o alcune manifestazioni neurologiche, sono assolutamente eccezionali e certamente molto meno frequenti delle complicanze provocate dalla malattia stessa. Se compare un grave disturbo per es. neurologico dopo la vaccinazione, o peggio la morte, non dipende quasi certamente da essa, perché le vaccinazioni non hanno effetti così gravi e successione temporale non significa causalità. La letteratura scientifica è concorde sul fatto che i vaccini siano sicurissimi. Ci aveva provato quel dottor Wakefield a dire che il vaccino MPR (morbillo-parotite-rosolia) causa l’autismo, ma è stato sbugiardato da studi successivi, e meno male, perché molti genitori stavano smettendo di far vaccinare i figli con l’MPR. Si possono fare tutte le vaccinazioni che si vuole senza alcun danno. Sia nel caso dei militari che in quello dei bambini naturalmente vaccinati, le stimolazioni vaccinali non evidenziano scostamenti significativi dal resto della popolazione. Quindi, ricordiamo: non allergie, non malattie autoimmuni, non maggior frequenza di altre malattie in genere (Sen. Cattaneo, p. 40). Si può vaccinare tranquillamente un soggetto già immunizzato per via naturale. L’unico effetto che si produce ripetendo una vaccinazione in un soggetto immunizzato – e non c’è alcuna differenza tra immunità naturale da malattia e immunità da vaccino – è un aumento delle difese immunitarie (Sen. Fucksia, p. 15). È stato calcolato che potremmo vaccinare contemporaneamente in tutta sicurezza un bambino con diecimila vaccini, ma purtroppo ne abbiamo molti di meno. (prof. Burioni).
TOL. Sono rari e normalmente non gravi. Però esistono senz’altro. Si tratta pur sempre di farmaci. Comunque bisognerebbe monitorare attentamente e invitare i genitori a segnalare qualunque anomalia essi ravvisino nei loro figli. Senza una sorveglianza efficace è difficile sapere quanti sono esattamente.
LIB e RAD. Come sempre, nelle dichiarazioni ufficiali, sul rapporto rischi-benefici, la bilancia ha una pietra dal lato dei benefici e una piuma dal lato dei rischi. La paura delle malattie coperte dai vaccini viene ingigantita, con una strategia ben collaudata (si veda questa presentazione del CDC, a pag. 8, in inglese e in italiano o questo poster del prof. Paolo Bonanni), così la gente non si mette a fare i conti e ad indagare, mentre viene taciuta l’informazione sugli effetti avversi. In realtà nessuno sa quanti siano realmente, perché non c’è alcun interesse a individuarli e la segnalazione viene spesso scoraggiata. Abbiamo solo delle stime, estremamente al ribasso.
Però nel 2018 è uscito in Italia uno studio ufficiale (uno dei pochissimi, ovviamente) di vaccinovigilanza attiva, ovvero di monitoraggio costante delle reazioni alla somministrazione della prima dose del vaccino MPRV per 12 mesi, condotto dalla Regione Puglia e relativo al 2017. Risultato: 40% di reazioni avverse al vaccino, 4% del totale quelle gravi, di cui i tre quarti sicuramente collegate al vaccino, in base ai parametri OMS. Un’enormità. E sono solo quelle che si presentano nei primi 12 mesi. Di quelle a lungo termine non si sa nulla. Vuol dire 3 su 100, ovvero 30.000 casi su un milione di bambini vaccinati. Altro che uno su un milione! Eppure, questi dati assai preoccupanti vengono collocati in fondo al Report (pp. 27 e seguenti), senza alcun commento, come se non avessero alcuna importanza. Nella presentazione che ne viene data su Quotidiano Sanità, appaiono completamente annacquati, con una procedura sconcertante, come si può verificare in questo articolo di analisi. E chi va a controllare con la calcolatrice in mano?
Sugli effetti avversi si possono fare diverse considerazioni: la prima, si evince dalla storia delle campagne vaccinali, che però non compare negli opuscoli ad uso del popolo. Quanti sanno, per esempio, che la vaccinazione Salk contro la poliomielite a metà anni ‘50 fu un disastro, perché il virus, rimasto vivo dopo un trattamento che doveva ucciderlo presso l’azienda Cutter (ma non solo questa), provocò moltissimi casi di poliomielite (220.000) nei bambini vaccinati, più di quanti ne avesse colpiti il virus selvaggio (lo dice Paul Offit, il più famoso dei pediatri americani “vaccinisti”: Paul Offit, MD, The Cutter Incident, Yale University Press, 2005, p. 86)? E che, sempre secondo Paul Offit, 70.000 di loro svilupparono debolezza muscolare, 164 andarono incontro a paralisi severa e 10 morirono? E che il 75% delle vittime dell’incidente Cutter rimasero paralizzati per il resto della loro vita? E che il governo americano autorizzò il vaccino, nonostante lo studio condotto in Michigan su oltre 1 milione di bambini avesse riscontrato un numero più elevato di casi di polio fra i vaccinati che fra i non vaccinati? E che si ritiene che l’87% dei casi di polio dal 1970 negli USA derivino dall’uso del vaccino antipolio (Sabin)? E quanti sanno che il poliovirus, endemico in molte zone del mondo e relativamente innocuo in condizioni normali, provoca paralisi in determinate situazioni di rischio, fra le quali le iniezioni, le vaccinazioni DTP (diferite-tetano-pertosse), la tonsillectomia (questo lo dice in un impeto di sincerità anche l’OMS)? Vuol dire che, in assenza di condizioni sfavorevoli, per lo più non fa danno. E quanti sanno che decine di milioni di dosi di vaccino Salk (e più tardi un certo numero di dosi di vaccino orale Sabin) fra gli anni 1955 e 1963 furono infettate con il virus SV40, un virus di scimmia che potrebbe essere la causa di migliaia di casi di mesotelioma pleurico, tumori al cervello, linfomi non-Hodgkin e osteosarcomi? E che il virus sembra possa essere diffuso non solo tramite vaccino, ma anche tramite infezione orizzontale?
La letteratura scientifica è concorde su tre aspetti: che l’SV40 è arrivato nell’uomo tramite il vaccino antipolio, che è stato trovato nei 4 tipi di tumori indicati e che i test fatti su animali di laboratorio con l’SV40 hanno mostrato il rapido sviluppo di questi 4 tipi di tumori. Si discute invece su quanto sia rilevante l’effetto cancerogeno sull’uomo. Nutrono ancora dei dubbi le autorità sanitarie statunitensi (CDC e NCI), ma esiste ormai una vasta letteratura al riguardo, anche in Italia. E che “sotto il profilo epidemiologico, in Italia i trends di mortalità per tumore della pleura sono raddoppiati negli ultimi 20 anni. In Europa è prevista, nei prossimi anni, una vera e propria epidemia: il numero totale di morti attese per tumori pleurici tra il 1995 e il 2029 è pari a 190.200, di cui 28.300 in Italia” (Fonte: DICIOTTO Notiziario Aziendale ULSS 18 di Rovigo anno 6 – n. 21 agosto 2000 pag. 22-23)?
Di questi argomenti così poco dotati di appeal al di fuori dei convegni medici non si sente parlare quando si magnifica la sicurezza dei vaccini. Sulla base dei dati ISTAT in Italia i morti complessivamente per poliovirus fra il 1924 e il 1972 furono 14.631 (non si sa quanti dei quali provocati dalla vaccinazione), contro i 28.300 tra casi di morti previste o avvenute per mesotelioma, che sono solo una parte dei possibili danni da vaccinazione Salk (si ricordi dei tumori cerebrali, dei linfomi e degli osteosarcomi). Da che parte penda la bilancia costi/benefici, lo giudichi ciascuno da sé (per la storia dell’SV40, si può leggere qui).
Certo, si dirà che oggi i vaccini sono più sicuri. Cosa, peraltro, messa in dubbio dalle analisi dei prodotti vaccinali somministrati attualmente in Italia commissionata dal CORVELVA presso diversi laboratori indipendenti e i cui risultanti sono molto preoccupanti. Anche questo, nel silenzio assordante delle autorità sanitarie. E certamente non bisogna generalizzare; non tutti i vaccini sono uguali. Ma occorre ricordare che, negli anni ‘50, la propaganda governativa statunitense aveva gli stessi toni trionfalistici di ora. Si legga questo resoconto di un panel fra medici della Sanità pubblica statunitense nel 1960 sulla vaccinazione Salk. E che non si tratta dell’unico caso. Si potrebbe per esempio approfondire la vaccinazione antivaiolosa. L’eradicazione del vaiolo in Africa, per esempio, come racconta anche il sito Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità fu reso possibile dall’effetto combinato dell’isolamento delle persone infette e della vaccinazione selettiva, non dalla vaccinazione di massa, che presentava un elevato numero di effetti avversi e in non pochi casi provocava più morti della malattia. Nel frattempo, vengono periodicamente ritirate partite di vaccini pericolosi, le cause civili di indennizzo aumentano ovunque, nonostante si faccia di tutto per negare ogni correlazione con le vaccinazioni (quasi 4 miliardi di dollari di risarcimenti negli USA), le autorità sanitarie non hanno letteralmente idea di quanti siano i danni da vaccino, perché ne vengono segnalati solo una piccola parte (si calcola ottimisticamente un decimo di quelli reali, ma alcuni studi condotti sui dati VAERS, il programma di vaccinovigilanza passiva USA, fra cui quello di Kessler, ex commissario della FDA, stimano una segnalazione del 2 o dell’1% dei casi effettivi di danni gravi, il che vorrebbe dire che ne sfuggono il 98 o il 99%) e i medici preposti non sempre raccolgono volentieri le poche segnalazioni (ai genitori viene detto che, se il problema è grave, non può essere il vaccino, per cui non collegano subito il problema del figlio alla vaccinazione).
L’evidente sproporzione di effetti avversi registrati fra il Veneto, che ha un buon sistema di vigilanza post-vaccinale attiva, e le altre regioni dimostra che l’AIFA non è in grado di garantire neppure un monitoraggio uniforme sul territorio nazionale. Molti danni a lungo termine, come le patologie autoimmuni o oncologiche, non si possono prevedere, perché spesso le patologie hanno cause plurime e complesse e possono dipendere dall’interazione di fattori genetici e ambientali. Scoprirli richiede studi lunghi, accurati e indipendenti (le case farmaceutiche non hanno interesse a condurli).
Per fare un esempio, anni o decenni dopo la vaccinazione antivaiolosa un certo numero di persone vaccinate presentano tumori nella cicatrice vaccinale. Una serie di studi, riguardanti la relazione fra diverse sostanze, fra cui i vaccini, e i tumori si trova qui. Come si potevano prevedere allora? Quando non si sa, meglio essere prudenti! Perciò, somministrare i vaccini in modo indiscriminato nella popolazione aumenta sensibilmente il rischio (l’SV40 ce lo mostra vividamente) ed è contrario al principio medico basilare della personalizzazione della cura. La variabilità genetica della popolazione rende la vaccinazione di massa uguale per tutti – come per i polli in batteria – simile ad una roulette russa. Il ragionamento delle autorità sanitarie è questo: “Se hai i geni sbagliati, peggio per te! È evidente che non è colpa del vaccino” (!). L’adversomica, ovvero l’immunogenetica degli eventi avversi da vaccino, è ancora ai primi passi. E se non si possono ancora prevedere le vulnerabilità genetiche che rendono più probabili i danni da vaccino, perché somministrare lo stesso farmaco a tutti? Nessuno ha il diritto di sacrificare la salute o la vita di qualcun altro per un ipotetico vantaggio collettivo, tutto da dimostrare. Sarebbe come prendere il primo passante che capita per espiantargli gli organi a favore di altri 5. E fra i risarciti per danno vaccinale, come nell’incidente Cutter, ci sono pure i morti. Per una riflessione d’insieme sugli effetti avversi da vaccino si può leggere qui.
Infine, sul caso Wakefield si dimentica, come dice la dottoressa Gabriella Lesmo, madre di un bambino diventato autistico dopo la vaccinazione, che
“il dottor Andrew Wakefield (…) assieme ad altri colleghi londinesi evidenziò la presenza di virus del morbillo nei linfonodi intestinali di bambini autistici con malattia infiammatoria intestinale (…) questa prima parte del lavoro di Wakefield fu confermata, sin da allora, da un immunologo universitario giapponese, il Dr Kawashima. Questi fu in grado di identificare il virus del morbillo riscontrato nei linfonodi ileali ed era il virus vaccinale. In tempi recenti i lavori londinesi di Wakefield sono stati riabilitati ed il suo allora primario londinese ha avuto la meglio contro chi lo volle cacciare.
Per dovere di verità ricordo anche che alcuni studi danesi, citati per anni a dimostrazione della inesistente correlazione tra vaccinazioni e insorgenza di autismo si sono rivelati FALSI. Il principale autore degli studi danesi fu il Dr. Paul Thorsen, attualmente latitante, che figura nella lista dei maggiori ricercati dalla FBI, contro cui è stato spiccato mandato di cattura per una lunga serie di reati federali contestatigli negli Stati Uniti, in merito alle ricerche sull’Autismo. Lo “scandalo nello scandalo” è emerso altresì dalle dichiarazioni del Deputato americano Bill Posey, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato della Florida che traduco, l’originale lo trova in rete. “… Se leggete le e-mail e i dati relativi alle riunioni, nonché le disposizioni finanziarie che questo truffatore ha intrattenuto con il CDC, vi farà assolutamente venire il voltastomaco. Costui non era un ricercatore qualunque. Costui era l’uomo chiave del CDC in Danimarca. Costui era strettamente legato ai migliori ricercatori nell’ambito della sicurezza dei vaccini del CDC … e Thorsen ha cucinato gli studi per produrre i risultati che volevano diffondere. A loro non importava se gli studi fossero validi o quanto veniva pagato per manipolarli dall’inizio”.
Per una ricostruzione del caso Wakefield si può leggere qui. Un video molto documentato e illuminante invece si può seguire qui. Il documentario Vaxxed, che racconta il caso Wakefield, è stato censurato ovunque. Evidentemente espone una verità scomoda. Molti studi hanno confermato i risultati delle ricerche di Wakefield, il cui unico torto è stato quello di invitare i genitori ad utilizzare il vaccino monovalente per il morbillo, anziché il più costoso e sponsorizzato trivalente MPR, che mostrava un elevato numero di effetti avversi. Ci si può chiedere perché le autorità sanitarie non mostrino altrettanta solerzia a screditare studi certamente fraudolenti come quello di Thorsen.
La controversa questione della relazione fra i vaccini e l’autismo regressivo, ovvero quel particolare tipo di encefalopatia, distinta dall’autismo primario, che si manifesta in bambini con uno sviluppo prima normale, che è in drammatico aumento negli USA, è ben lungi dall’essere risolta. Secondo i dati ufficiali USA si è passati da 1 caso di autismo su 10.000 40 anni fa a 1 su 68 nel 2012 a 1 su 41 nel 2014. In Italia i casi sono in aumento, ma non si sa quanti siano). Non si è arrivati ancora a nessuna conclusione definitiva né in senso né nell’altro, ma gli studi che hanno riscontrato questa relazione esistono e sono numerosi. Alcuni hanno confermato le scoperte di Wakefield. Per chi vuole farsi un’idea del problema, può essere utile questo documentario.
“La letteratura scientifica attuale conferma l’evidenza clinica che quanto maggiore è il numero di vaccini somministrati contemporaneamente e quanto più è piccolo, immaturo e/o nato prematuramente il bambino, tanto maggiori sono i rischi di reazioni avverse: ospedalizzazione per gravi patologie o addirittura morte, specialmente quando il vaccino antiepatite B viene somministrato alla nascita” (G. Tarro, 10 cose da sapere sui vaccini, Newton Compton, 2018, pp. 182-183).
Lo studio assai importante di Goldman e Miller, condotto sui dati VAERS, pur rilevando la grave sottostima dei dati reali, indica in 65 ogni 100.000 bambini vaccinati i casi di reazione avversa grave o gravissima segnalati (ospedalizzazione o morte). Secondo i due autori dello studio,
mentre ogni vaccino per neonati è stato sottoposto individualmente a studi clinici per valutarne la sicurezza, non sono stati condotti studi clinici per determinare la sicurezza (o l’efficacia) dei vaccini multipli, la cui somministrazione viene raccomandata dalle linee guida dei CDC [traduzione di Giulio Tarro, p. 185].
Poiché la maggior parte degli effetti avversi da vaccino si verificano nei neonati, perché non ritardare nel tempo le vaccinazioni? Era questa una delle richieste di Wakefield. Con un sistema immunitario più maturo, ci vorrebbero fra l’altro meno dosi (1 invece di 3 o 4) e per parecchie malattie non c’è urgenza reale di vaccinare. Ma non è che sia proprio somministrare un maggior numero di dosi la priorità delle aziende farmaceutiche?
Molti ricercatori hanno svolto studi sui danni da vaccino. Ce ne sono migliaia, e per molti di loro questa scelta mette a rischio la carriera e chiude parecchie porte. Si possono ricordare come esempio il prof. R. K. Gherardi, che ha studiato la miofascite macrofagica come effetto dell’inoculazione di sali di alluminio (adiuvanti dei vaccini); il prof. Yehuda Schoenfeld, uno dei più autorevoli esperti di malattie autoimmuni al mondo, che ha raccolto in un corposo volume una serie di ricerche sulla possibile relazione fra vaccini e malattie autoimmuni in soggetti predisposti (sulla relazione fra vaccini e autoimmunità vertono anche le relazioni dei medici delle Commissioni parlamentari della Difesa già citate, sulle quali grava ora l’ombra della censura e le raccomandazione della SIPNEI, Società Italiana di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia); il premio Nobel Luc Montagnier e il prof. Henri Joyeux, che invitano a ritirare l’obbligo vaccinale in Francia e astudiare più a fondo la relazione vaccini-autismo regressivo e altre patologie neurologiche; la dottoressa Diane Harper, consulente della Merck nel percorso di approvazione del vaccino Gardasil contro il papillomavirus, che ha definito questo vaccino “né efficace né sicuro” (tra l’altro, sul vaccino antipapillomavirus, la TV svizzera ha realizzato programmi ben più indipendenti di quelli della TV italiana, con l’eccezione di Report); la Dott.sa Bernadine Healy, cardiologa direttrice del NIH, che osserva come gli studi che possono mostrare una relazione fra vaccini e autismo vengano osteggiati per timore che l’eventuale dimostrazione metta a rischio i programmi vaccinali; la dott.sa Viera Scheibner dimostrò negli anni ‘80 che, nel periodo 1975-80, quando in Giappone la vaccinazione DTP venne ritardata a 2 anni di età, i casi di SIDS (morte in culla) e di danni permanenti crollarono nella misura dell’85-90%, per risalire subito quando venne nuovamente prevista a 3 mesi di età. Sulla relazione fra SIDS e vaccini esistono diversi studi: sul vaccino DTP, sul vaccino esavalente (anche qui). Il dottor Jacob Puliyel, primario del reparto di pediatria all’ospedale St. Stephen, in India, medico e epidemiologo, ha esaminato la sindrome della morte improvvisa dopo vaccinazione esavalente con “Infarix hexa”. Ha osservato che l’83% delle morti improvvise del 2012 sono avvenute entro 10 giorni dalla vaccinazione con Infarix Hexa, mentre solo 17% sono avvenute dopo il decimo giorno. Ha osservato che se fossero coincidenze, le morti avrebbero dovuto raggrupparsi uniformemente attraverso i 20 giorni successivi a vaccinazione e non quasi tutte nei primi 10 giorni. La GSK, produttrice del vaccino, avrebbe riferito i dati in modo incompleto, occultando la relazione causale. Su questo, l’on. Ivan Catalano, vice presidente della IV Commissione parlamentare della Difesa sulla salute dei militari italiani, dato l’elevato numero dei casi recenti di bambini morti per SIDS, ha rivolto un’interrogazione parlamentare al Ministro Lorenzin senza ottenere risposta. La dott.sa Humphreys, che ha cominciato a studiare i danni da vaccino dopo averne incontrati nella sua esperienza clinica, ha ridimensionato il ruolo delle vaccinazioni nella riduzione delle malattie infettive, in particolare della poliomielite. Come molti altri medici critici, ha ricevuto in questi giorni serie minacce di morte.
Un ruolo causale, insieme ad altri fattori, dei danni da vaccino è attribuito in letteratura agli adiuvanti metallici, come i sali di alluminio, a conservanti, come il mercurio (nella forma di etilmercurio o Thimerosal), a sostanze chimiche come la formaldeide, all’aggiunta di eccipienti, cellule animali, DNA umano da feti abortiti (li si riconosce dalle sigle MRC-5 e WI-38), antibiotici (per esempio, la Neomicina, sconsigliata per i neonati). Qui si trova un elenco delle sostanze contenute nei vaccini (fonte: John Hopkins Institute) e qui un elenco degli ingredienti dei singoli vaccini (fonte: FDA e CDC). Il problema è che normalmente né i singoli ingredienti vengono testati separatamente né lo è la loro combinazione. Spesso gli adiuvanti vengono introdotti nei soggetti del gruppo di controllo, rendendo impossibile rilevarne gli effetti. Di solito viene studiato il vaccino nel suo insieme. Quindi non si hanno informazioni sicure sulla relativa tossicità.
Per fare un esempio, il Thimerosal o etilmercurio, usato per sterilizzare i vaccini per decenni e fortemente indiziato di provocare gravi danni fin dalla riunione di Simpsonwood del CDC nel 2000 (che effetto abbia il mercurio sui neuroni cerebrali è illustrato da questo breve video dell’Università di Calgary), è stato teoricamente tolto dai vaccini, ma si trova in tracce in diversi preparati (interessante al proposito il documentario Trace amounts) e in quantità elevate (circa 50 mcg di Thimerosal corrispondono a circa 25 mcg di mercurio/dose) in diversi vaccini antiinfluenzali (vedere tabella ingredienti), che la propaganda politico-sanitaria vorrebbe iniettare anche ai neonati e ai bambini. La dose settimanale di metilmercurio (composto simile all’etilmercurio, ma assunto per via alimentare, non per via iniettiva) tollerabile è fissata dall’EFSA a 1,3 mcg/kg di peso corporeo. Purtroppo, si sa molto della tossicità del metilmercurio e molto meno di quella dell’etilmercurio. In Italia, dopo la messa al bando del Thimerosal, sono state smaltite a lungo le scorte di vaccini che lo contenevano, come raccontava la trasmissione Report nel 2000. Eppure, proprio sul ruolo dei metalli come il mercurio quale concausa nello sviluppo di molte patologie hanno puntato il dito i medici e i ricercatori del Progetto Signum sui militari italiani.
Nel 2016, il Nordic Cochrane Institute, in un documento intitolato Complaint to the European Medicines Agency (EMA) over maladministration at the EMA, a firma del direttore, Peter Gøtzsche e di altri quattro colleghi, accusò l’EMA (l’Agenzia europea per i medicinali) di scarsa trasparenza e serietà nel valutare la sicurezza del vaccino contro il papillomavirus e di aver negato l’esistenza di danni da vaccinazione, pur a fronte di uno studio condotto in precedenza dall’EMA sul vaccino in questione, che mostrava conclusioni assai diverse e i cui risultati furono secretati ad uso interno, mostrando che “le valutazioni di EMA sono poco professionali, ingannevoli, inappropriate e non scientifiche”. Dallo studio secretato (EMA/666938/2015, di 256 pagine, di cui solo 40 pubblicate), emergeva un’alta probabilità di relazione fra il vaccino anti-HPV e due patologie, la Sindrome da dolore regionale complesso [CRPS], una condizione di dolore cronico agli arti, e la Sindrome da tachicardia posturale ortostatica [POTS], in cui la frequenza cardiaca aumenta in maniera anomala dopo che ci si siede o ci si alza. Il NCI chiedeva di chiarire la questione dei conflitti di interesse, perché il direttore dell’EMA, come altri esperti dell’Agenzia europea, è comproprietario di alcuni brevetti riguardanti i vaccini ed ha dichiarato l’insussistenza di conflitti di interesse. Per approfondire la questione, si può leggere qui.
Non si possono elencare qui le migliaia di studi scientifici che ogni giorno mostrano relazioni a breve, medio e lungo termine fra vaccinazioni e danni alla salute di diversa entità. Il fatto è che quando uno studio mette in discussione la vulgata ufficiale sui vaccini e i guadagni di Big Pharma, viene ignorato oppure screditato, senza entrare nel merito, sebbene fra gli studi che mostrano l’assenza della relazione fra vaccino e danno (che non significa l’innocuità dei vaccini, beninteso) vi siano molti casi di frode, di clamorosi errori metodologici o di sponsorizzazione da parte delle aziende farmaceutiche. Un esempio di studio ignorato è questo, che mette in relazione il numero di dosi vaccinali e la mortalità infantile (qui l’originale e qui la risposta di Paolo Barnard alle critiche). Un esempio di studio autoptico su un caso di encefalopatia da vaccino antimorbillo si trova qui. Un esempio di studio scorretto è uno studio giapponese del 2005 che, contrariamente alle intenzioni degli autori (due psichiatri non ricercatori), una volta emendato da alcuni grossolani errori metodologici e integrato con altri studi, mostra un’impressionante relazione fra numero di dosi vaccinali MMR, di anti-morbillo monovalente, di anti-rosolia monovalente, di anti-encefalite giapponese e numero di casi di autismo anno per anno, che seguono il ritiro e la reimmissione del vaccino MMR in Giappone. (“Flawed Science by Doctors Not Scientists”).
La censura è comunque un segno di debolezza, oltre che di prevaricazione. Esemplare il caso di Vaxxed, il documentario che narra dell’insabbiamento delle prove sulla relazione vaccini-autismo da parte del CDC, che è stato censurato in Italia, in barba all’articolo 21 della Costituzione, perché sgradito al Ministro Lorenzin e alle autorità sanitarie. Le autorità politiche e sanitarie non possono tollerare il dissenso perché non sono in grado di portare argomenti convincenti in un confronto veramente aperto e rivolto a tutelare la salute dei bambini. Se lo fossero, prenderebbero a cuore i potenziali rischi, invece di negarli con una ostinazione che rasenta il grottesco. Non sono affatto imparziali rispetto al dibattito scientifico sui vaccini, ma sempre e solo schierate pregiudizialmente a difesa delle vaccinazioni di massa.
Di fronte a considerazioni come queste, come si può obbligare a cuor leggero? Nessuno, meno che mai sano, può essere obbligato ad un trattamento medico anche solo potenzialmente pericoloso e nessuno può garantire l’assoluta innocuità a lungo termine di un preparato medico. Nessun medico sarà mai disposto a firmare una dichiarazione scritta di assoluta innocuità per il vaccinando del vaccino che sta per somministrare. Soprattutto, nessuno può dire con onestà intellettuale che la presunta assenza di evidenze in favore di un rapporto causale fra vaccino e determinate gravi patologie equivalga alla prova che tale relazione non ci sia. Dire che non c’è evidenza di una relazione causale può diventare un modo ingannevole per far creder che ci sia la prova di un’assenza di tale relazione, quando in realtà tale prova non è possibile. Anche per il fumo le aziende produttrici di sigarette negarono per 50 anni con questa formula che ci fosse relazione causale con i tumori al polmone. Ma l’assenza di una prova non è la prova di un’assenza. Tanto più che gli studi in favore di tale rapporto causale sono migliaia, anche se li si ignora con ostinazione, visto che mettono a rischio un business lucroso. Nel dubbio, prevalga almeno il principio di precauzione.
RAD Per queste ragioni lo Stato nemmeno dovrebbe buttare via denaro pubblico per campagne vaccinali che avvantaggiano solo le case farmaceutiche e i cui danni sono letteralmente incalcolabili, perché a nessuno interessa calcolarli. L’insabbiamento è la regola in ambito vaccinale, perché se la gente sapesse, avrebbe paura delle vaccinazioni. Chi ha la sfortuna di essere uno dei danneggiati, si vivrà il suo dramma in totale solitudine e se anche qualche medico ammetterà in privato che sì, il danno è causato dal vaccino, come succede a molti genitori, non sarà mai disposto a giocarsi la carriera dichiarandolo apertamente. Questa è la situazione. Proprio per questo ora cercano di zittire chiunque cerchi di aprire una crepa nel muro del silenzio sui danni da vaccino. Molti non sanno nemmeno che le loro patologie sono conseguenza dell’interazione fra una vulnerabilità genetica e alcuni fattori ambientali, fra i quali ci sono anche le vaccinazioni, semplicemente perché nessuno glielo ha mai detto e perché perfino i medici non sono tutti formati su questo. E vengono pagati per vaccinare e non vedere nulla. Eppure i danneggiati da vaccino esistono e sono persone che hanno creduto, come moltissime altre, all’innocuità dei vaccini. Ecco alcuni casi: testimonianze di iscritti al CONDAV; il caso di Christian, 5 anni; la storia di Federica Santi; il dolore di un genitore che aveva fiducia nei vaccini e a cui lo Stato nega il risarcimento; le testimonianze raccolte da Famiglia Cristiana; la storia di Nicola; un uomo danneggiato da vaccino antipolio e risarcito dopo 50 anni; la storia di una mamma infermiera e di suo figlio Ridge; la storia di Alessandra, sanissima fino a 5 anni e rovinata dal vaccino DTP. Ce ne sono centinaia di casi così.
6. Chi deve risarcire i danni?
COE e TOL. Lo Stato. Se lo Stato obbliga, deve anche risarcire i danni eventuali, che peraltro sono rarissimi, massimo uno su un milione, come stabilisce la legge 210 del 1992.
LIB e RAD. Devono pagare le case produttrici! Il fatto che paghi lo Stato, cioè noi contribuenti, è scandaloso per due ragioni: la prima è che le vaccinazioni rappresentano per Big Pharma un affare lucrosissimo, senza alcun rischio di perdita, e quindi senza alcuna responsabilizzazione sugli effetti collaterali o avversi; la seconda è che così le case farmaceutiche non sono incentivate ad investire in sicurezza e possono mettere in circolazione prodotti scadenti impunemente, con la certezza che le autorità sanitarie continueranno a negare gli effetti avversi. Questo perché ai genitori di un bambino danneggiato da vaccino tocca l’onere della prova (immaginate un po’ con quali armi combatte la battaglia e contro quale avversario!) e per farlo, dopo il diniego certissimo della Commissione Militare Ospedaliera, dovrà rivolgersi al Tribunale accollandosi le spese e trovare un medico legale che faccia la perizia. Non sarà facile, perché un medico che accetti questo ruolo ingrato (come è successo al bravissimo dottor Dario Miedico, radiato dall’Albo con un atto che getterà perenne discredito sull’Ordine, a memoria dell’immoralità di questa legge) sarà minacciato di radiazione e il perito del giudice (il CTU), se vuole campare come medico, dovrà negare il nesso. Le pressioni a negare ogni rapporto di causalità sono fortissime e tali da limitare fortemente la libertà di coscienza del medico. Il giudice in molti casi ascolterà il perito del Tribunale (l’ISS, nel suo impeto di onnipotenza, sta già cercando da un po’ di influenzare anche i giudici) e così andrà d’ora in poi. Già prima era difficilissimo ottenere il riconoscimento del danno, ora sarà quasi impossibile, visto il clima intimidatorio intorno ai medici che lavorano in scienza e coscienza. Inoltre, pochi sanno che le norme attuali sulle autopsie giudiziarie, che risalgono incredibilmente alla Circolare Fani del 1910, prevedono l’utilizzo della formalina, che cancella le tracce di agenti patogeni nei tessuti dei soggetti deceduti, anziché la crioconservazione del campione autoptico, che consente indagini obiettive. Quindi, niente tracce. Senza tracce, non c’è prova e quindi nemmeno danno.
Eppure, nonostante le enormi difficoltà, grazie a perizie eccellenti molti genitori negli anni hanno ottenuto il riconoscimento del danno irreversibile ed il diritto al risarcimento dello Stato, come ha segnalato lo stesso Ministro Lorenzin in risposta ad un’interrogazione parlamentare. Si tratta di parecchie migliaia di casi, dei quali solo 631 risultarono indennizzati nel luglio 2015. Segno che i danni sono molto più numerosi di quello che si continua a fare credere (certamente, molti più di uno su un milione!). Eppure, lo Stato non sempre paga e non paga subito. Probabilmente, quasi nessuno sa che come è stato difficile per i bambini italiani, diventati paralitici in seguito al vaccino Salk nei lontani anni ‘50, ottenere il risarcimento, ancora negato dallo Stato nel 2009. Insomma, se vi capita in famiglia un danno da vaccino, sarete nell’ordine sbeffeggiati come genitori visionari e paranoici, non avrete modo di far valere le vostre ragioni e non otterrete nulla, a meno di un miracolo. E si tratta di vite rovinate per sempre, come questa. Questo non è accettabile in un Paese democratico.