La Psicosofia Sinergetica è un approccio psicologico che mette al centro la dimensione spirituale dell’essere umano, con l’obiettivo di accompagnare le persone nella ricerca di sé e del significato della propria esistenza. L’aggettivo “sinergetica” rimanda alla condivisione profonda fra anime e all’etica come fondamento di ogni crescita spirituale.
La Psicosofia Sinergetica è nata dalla riflessione di un gruppo di psicologi di SinergEtica sui limiti di una psicologia appiattita sulla medicina evidence based, che ignori o sottovaluti la dimensione animica ed esistenziale dell’essere umano. Questa riflessione ha preso la forma di un saggio a più mani, che rappresenta l’atto fondativo di una disciplina in divenire: Psicosofia. Un ponte tra psicologia e spiritualità (a cura di M. Forghieri e B. Tangocci), Terra Nuova editore, 2022.
A questo volume ho contribuito con due capitoli, rispettivamente su Maschile e Femminile interiore e sull’educazione psicosofica, e con l’Appendice, che illustra la differenza fra psicologo e psicosofo.
In sintesi, si potrebbe dire che la psicosofia non esiste come disciplina separabile dalla persona che la esercita. Perciò può essere pensata più come un’arte che come un sapere costituito in una vera e propria area disciplinare, e meno che mai come una scienza.
Perciò la prima differenza rispetto allo psicologo è che, mentre si può diventare psicologo senza nemmeno un’ora di lavoro su di sé, non si può diventare psicosofi senza aver lavorato su di sé a livello spirituale, senza aver plasmato lo strumento individuale che permette di sintonizzarsi sulle frequenze spirituali dell’altro.
Uno psicologo può anche non aver esplorato la sua Ombra e può non prendere in considerazione la dimensione trascendente e transpersonale, anche se non mancano approcci terapeutici che ne tengono conto. Nell’accezione comune, la psicologia è studio della mente, in relazione al corpo e alla vita sociale (prospettiva bio-psico-sociale). La componente animica e quella spirituale di solito vengono poste al di fuori del lavoro psicologico.
Come disciplina sanitaria, la psicologia tende a collocarsi in un’area del sapere più vicina alla medicina, alle neuroscienze, alla scienza evidence based. Lo psicologo clinico dà un nome al disagio, dandogli consistenza attraverso la diagnosi, utilizza tecniche per trattarlo, accompagna la persona nella riconquista di un equilibrio personale, che gli permetterà di stare meglio, di amare e di lavorare.
La psicosofia si colloca in un’area più umanistica e filosofica; del resto, la psicologia in origine era disciplina filosofica, più che sanitaria. Lo psicosofo non fa terapia, ma si prende cura dell’anima, perché considera la persona umana un’unità inscindibile di mente, corpo, anima e spirito; di conseguenza, non fa diagnosi, non utilizza i test, non necessariamente fa uso di tecniche terapeutiche, pur avendo le competenze e i titoli per farlo. Usa piuttosto se stesso come strumento, individuando con l’intuizione creativa ciò che può servire in quel momento. I suoi attrezzi del mestiere sono l’ascolto empatico e la presenza nel qui ed ora.
Inoltre, lo psicosofo non mira all’adattamento sociale, ma a promuovere la capacità trasformativa delle persone, che è frutto della consapevolezza spirituale. Per lui l’autentica resilienza è la capacità di modificare l’ambiente sulla base dei valori della Coscienza.
Potremmo dire che lo psicosofo è l’erede autentico della psicologia come studio dell’anima. Possiamo considerarlo come un alchimista, un catalizzatore di un processo che avviene nell’intimo di un’altra persona e di cui, in realtà, non si sente l’artefice, ma solo l’occasione. Il suo lavoro consiste nel ristabilire la connessione con la dimensione superiore e trascendente, nel risvegliare doti e qualità sconosciute alle persone che segue, nel sostenerle a sviluppare la scala dei valori della Coscienza (gioia, vita, etica, responsabilità, giustizia, bellezza, creatività, empatia, tolleranza …), che sono patrimonio comune di ogni tradizione spirituale autentica, quindi a ricostruire la propria integrità di corpo, mente, anima e spirito (restitutio ad integrum).
Questo lavoro può essere concepito come un paziente e amorevole recupero delle nostre parti rovinate, deteriorate, imbruttite dalla nostra insipienza e incoscienza, al fine di rianimarle, rivitalizzarle, restituirle alla loro essenza originaria. Lo psicosofo non è un terapeuta, ma un’anima in cammino che si prende cura prima di se stesso e poi anche di un’anima sorella. Non è semplicemente il guaritore di un disagio di tipo mentale. Per lui l’altro non è un paziente e non può fare a meno di gioire nel vederlo elevarsi e ritrovare se stesso, che è l’essenza dell’amore spirituale.
La seduta psicosofica non prevede diagnosi o terapia, ma un dialogo maieutico volto all’esplorazione profonda sul senso della vita, nel quale confluiscono conoscenza scientifica e tradizione sapienziale.
Per approfondire, si può leggere questo articolo e visitare il sito di SinergEtica, Movimento di libera psicologia.