In Piazza libertà si parla spesso di temi che riguardano la nostra vita che talvolta viene pianificata in modo criminoso da organizzazioni pseudo-istituzionali. Per noi l’obiettivo è infondere conoscenza, consapevolezza e anche in questa puntata cerchiamo di farlo parlando di Pianificazioni. Dal Piano Scuola 4.0, una pianificazione per la distruzione e non certo per l’istruzione, al Piano OMS che attraverso un documento vuole inserire il “diritto sessuale” dei bambini. Parleremo anche del Piano ONU per la riduzione della popolazione, ma anche di Università, transizione digitale, transumanesimo e infine di “Un cuore che batte”, la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per contribuire a diminuire le interruzioni di gravidanza. Gli ospiti della puntata: Patrizia Scanu, psicologa e insegnante; Ramona Palladino, mamma e giurista, Alessio Fortunati, biologo molecolare e scrittore, Alessandro Meluzzi, psichiatra e scrittore; Maurizio Martucci, giornalista e scrittore, Aldo Rocco Vitale, Docente di Filosofia del Diritto. Giorgio Celsi, presidente di Ora et Labora.
Una commissione nazionale ha modificato il Codice deontologico a loro insaputa. O meglio, gli psicologi lo hanno appreso grazie ad un questionario inviato un anno fa tramite una newsletter. Le numerose richieste di chiarimenti hanno sortito il silenzio. La direzione verso il quale propende il nuovo Codice deontologico degli Psicologi è la stessa di quello dei medici e di tutte le altre professioni sanitarie?
In questa nuova puntata di Piazza Libertà Armando Manocchia ne discute con Clara Emanuela Curtotti, psicologa e psicoterapeuta cognitivista; Alessandro Meluzzi, psichiatra; Patrizia Scanu psicologa; Aldo Rocco Vitale docente di Filosofia del Diritto.
Dalla formazione alla formattazione. Così il Piano Scuola 4.0 punta alla demolizione della scuola italiana attraverso un decreto legge di fatto incostituzionale. In questa nuova puntata di “Piazza Libertà” Armando Manocchia ci accompagna nel “progetto di distruzione” della scuola italiana. Ospiti di questa puntata: Patrizia Scanu, insegnante e psicologa; Filomena Maggino, professore di Statistica sociale Università La Sapienza di Roma; lo psichiatra Alessandro Meluzzi e Daniele Trabucco, costituzionalista.
Qui si può scaricare il documento della VII Commissione del Senato sull’impatto del digitale sugli studenti:
Chiedete mai ai vostri figli se sono felici a scuola? Me lo chiedo spesso anch’io. In tanti anni di insegnamento, ho osservato via via la scuola perdere di vista le più ovvie e consolidate conoscenze pedagogiche, fino ad arrivare al paradosso di un’istruzione povera, standardizzata, burocratica e noiosa (anche se non ovunque, per fortuna!) e a intere classi di studenti ormai passivi e rassegnati. Un adolescente passivo e spento è qualcosa di contraddittorio e spaventoso insieme. Non dovrebbe essere un’esplosione di energia e di entusiasmo? Che cosa manca perché questo avvenga? Dobbiamo dare risposta a questa domanda. E poi ce ne sono altre: qual è il modello educativo adatto a riscattare questa generazione di ragazzi? Quale adulto immaginiamo come risultato dell’intero percorso? In sostanza, quale mondo futuro vogliamo costruire?
Intanto, chiariamo: educare e istruire non sono la stessa cosa. Spesso la scuola istruisce, ma rinuncia a educare. L’istruzione è trasmissione di conoscenze, ma l’educazione è molto di più.L’educazione è una forma d’arte, la più gravida di futuro; essa guarda in avanti, all’uomo nuovo da plasmare, ed è insieme ricca del sapere tramandato dal passato. I nostri ragazzi hanno bisogno non solo di istruzione, ma anche e soprattutto di educazione, perché hanno bisogno di guardare al futuro. Provate a chiedere ai vostri figli come immaginano il proprio futuro e chi vogliono diventare. Vi accorgerete che molti di loro non riescono a vedere nulla davanti a sé, al massimo qualche incerta prospettiva lavorativa. Il mondo in cui viviamo è troppo liquido e incomprensibile. Tocca a noi, perciò, aiutarli a pensare un futuro vivibile e a sostenerli nel complicato processo di scoprire chi sono.
Il nostro ruolo è di essere per loro un ponte fra passato e futuro. L’essenza dell’educazione è proprio conservare e rinnovare insieme; il suo fine è scoprire e sviluppare le potenzialità e i talenti dei nostri ragazzi e farli crescere con cura amorevole. Quando un ragazzo esprime la sua essenza profonda nell’agire e nel conoscere, è appagato e in pace con se stesso. Maria Montessori lo diceva: il bambino è un “embrione spirituale”, per via delle infinite potenzialità che può esprimere.
Dobbiamo allora chiederci: qual è il modello di uomo che vogliamo per il XXI secolo? In pieno Umanesimo, Giovanni Pico della Mirandola ci ha spiegato che cosa è l’uomo: l’uomo è un grande miracolo, scrive, perché ha la capacità di plasmare se stesso e di scegliere se degenerare al livello dei bruti o rigenerarsi nella sua natura divina. Pico ci ha detto tutto ciò che ci serve: per la rinascita dell’umano e per la fioritura del seme divino che ci portiamo dentro ognuno di noi deve sviluppare la sua libertà interiore e la sua creatività. Perché non ci può essere un essere umano senza libertà interiore e creatività. Sarebbe uno schiavo senza coscienza, e noi non vogliamo questo per i nostri figli. Perciò ora più che mai è necessario dar vita a un nuovo umanesimo, per rimettere al centro i più autentici bisogni umani e la dignità dell’uomo. I nostri ragazzi proprio di questo hanno bisogno: di senso, di relazione e di direzione. E questo è il nostro compito di educatori.
Il mondo che verrà, se vogliamo ancora un mondo umano e non un incubo transumano, dovrà essere più consapevole e più giusto. Dovrà essere fondato sulla cooperazione e sui valori spirituali, non certo sulla competizione e sull’avidità. E quando parlo di spiritualità non do al termine alcuna connotazione religiosa o new age. Semplicemente lo spirito è ciò che rende l’uomo umano, è l’insieme delle qualità più alte: etica, responsabilità, giustizia, amore, empatia, bellezza. La spiritualità, infatti, è autotrascendenza, ovvero capacità di elevarsi al di sopra della propria mera natura biologica e animale e di gettare uno sguardo all’Oltre, all’oceano sconfinato delle potenzialità di essere e dei mondi possibili. Senza questa qualità speciale, non avremmo la musica di Bach, i dipinti della Cappella Sistina di Michelangelo, i disegni di Leonardo, i capolavori architettonici dell’arte gotica o la Divina Commedia di Dante.
La scuola del mondo che verrà sarà un luogo di gioia, di libertà consapevole e di crescita integrale, ovvero fisica, emotiva, intellettuale e spirituale insieme. Una testa riempita di nozioni frammentarie è simile ad un ammasso di mattoni senza calce e senza progetto. Non ci serve! Ci serve, invece, quello che diceva Michel de Montaigne nel ‘500: formare una testa ben fatta, non ben piena, formare una persona sveglia, integra, che sviluppi armoniosamente corpo, mente, anima e spirito, che abbia amore per la verità e per la bellezza.
Nella scuola del mondo che verrà si imparerà in piccoli gruppi, nella natura, in spazi belli e luminosi. L’esperienza dell’imparare e del collaborare con gli altri dovrà essere sempre associata a vissuti gratificanti e stimolanti. A queste condizioni, la scuola sarà il luogo più amato dai bambini e dai ragazzi. Saranno felici, perché la loro naturale curiosità e la motivazione a mettersi alla prova saranno ampiamente soddisfatte. D’altra parte, non sarà più necessaria la competizione; perciò non ci saranno voti, ma i ragazzi riceveranno costanti rimandi sui loro progressi. La tecnologia digitale, che li ha resi dipendenti e depotenziati, avrà uno spazio minimo, almeno fino all’adolescenza. Dobbiamo dare il tempo al cervello di formare le vie neurali necessarie al pensiero complesso. Per questo serve usare le mani e fare esperienza. Si impara facendo, infatti, e anche sbagliando. Si dovrà riscoprire la felicità dell’errore, che, quando accolto e analizzato, stimola l’onestà intellettuale e la creatività.
Ci siamo chiesti quali siano i bisogni fondamentali dei bambini e dei ragazzi? Solo riconoscendoli possiamo dar vita ad una scuola su misura per loro: movimento all’aperto, gioco, natura, relazione, amicizia, fiducia, manualità, bellezza, empatia, ma soprattutto senso. Molti ragazzi sono annoiati a scuola, proprio perché non riescono a trovare il senso di ciò che studiano, cioè a rispondere alla domanda: “A che scopo lo faccio?”. È difficile essere felici, se non si riesce a dare un senso alla propria vita e al proprio agire. Per questo ci servono insegnanti formati e selezionati con molta cura, dotati di talento pedagogico e di competenza comunicativa, studiosi appassionati delle loro materie, persone capaci di relazioni autentiche e oneste ed entusiasti di stimolare continuamente i ragazzi al limite delle loro possibilità. Niente è più efficace di un insegnante che ama ciò che insegna e che sollecita a farsi domande. Come scriveva François Rabelais, “il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere”. Tutti ricordiamo con nostalgia gli insegnanti che hanno saputo accendere in noi la fiamma del desiderio di conoscenza.
Per questo motivo ho provato a dar vita, due anni fa, ad una comunità educativa ispirata al modello del Giardino filosofico di Epicuro. Ho radunato un gruppo di adolescenti dai 16 ai 20 anni e con loro e con alcuni colleghi ho fatto l’esperienza di una serie di seminari residenziali di alcuni giorni nel verde. Abbiamo condiviso i pasti, le passeggiate, le meditazioni, i laboratori di teatro, di musica, di arte, di aikido, di consapevolezza emozionale e tanto, tantissimo sapere dai campi più disparati: storia, letteratura, fisica quantistica, economia, scienze, filosofia, psicologia, mass media, comunicazione. Abbiamo parlato della morte e della bellezza, della mente e della coscienza, della libertà e del senso della vita. Erano tristi e demotivati all’inizio; man mano vedevo rinascere in loro la gioia, la vita, il desiderio di conoscere.
Ne ho concluso che per la nuova educazione, integrale e fondata sui valori spirituali perenni, ci servono la conoscenza di sé, la trasversalità, il pensiero critico, l’integrità e la creatività.
Conoscere se stessi è fondamentale per far brillare la propria luce interiore e per ricordare chi si è veramente: un’essenza divina, ci ha detto Pico. Vuol dire soprattutto conoscere a fondo anche il proprio lato in ombra. Vuol dire comprendere le trappole della mente e sviluppare la Coscienza. Perciò a scuola si imparerà la mindfulness, la presenza a se stessi, alle proprie sensazioni fisiche, alle emozioni e ai pensieri. Per esempio, si imparerà che la consapevolezza del respiro aiuta a gestire l’ansia e che si può riuscire a osservare i pensieri con distacco.
Dovremo insegnare ai ragazzi ad avere una mente aperta e non bloccata da pregiudizi. Perciò occorre superare le barriere stagne delle discipline e sviluppare la trasversalità. L’eccesso di specializzazione ci fa guardare al mondo attraverso il buco della serratura. Ma in un mondo tanto complesso occorrono strumenti per decifrare la complessità, collegando fra loro ambiti diversi del sapere e dando vita a intuizioni e sintesi originali. Come l’uomo universale del Rinascimento, l’allievo del futuro dovrà abbracciare vasti orizzonti.
Non ci può essere senso a scuola senza il pensiero critico. Chi pensa con la propria testa può riconoscere falsità e inganni e difendere la propria libertà. Come si può sviluppare il pensiero critico a scuola? Per esempio, imparando a farsi domande e non dando niente per scontato, invece di ripetere passivamente un sapere predigerito. Oppure imparando a riconoscere le manipolazioni linguistiche, logiche, storiche, statistiche che distorcono la realtà. Perciò servono la storia, la lingua, la logica, la matematica. Li ho visti, gli studenti dopo questo tipo di lavoro: diventano svegli e pronti a mettere in discussione tutto ciò che sentono, anche da me!
Non se ne parla mai, ma non c’è educazione senza integrità. L’integrità ha a che fare con il senso di avere dei sani confini personali e di farli rispettare. Dobbiamo insegnare ai ragazzi a volersi bene, ad essere empatici con se stessi, a prendersi cura di sé con responsabilità. Solo così lo faranno anche con gli altri. Possiamo essere soddisfatti, quando i nostri allievi imparano la meravigliosa capacità di dire di no a ciò che è dannoso a sé o agli altri.
La creatività è la principale caratteristica dello spirito umano e la più necessaria nella scuola del futuro. Creatività è capacità di plasmare se stessi e di trasformare il mondo in modo imprevedibile. Nella scuola del mondo che verrà, avranno un posto centrale le discipline creative, come l’arte, la musica, la danza, la poesia, il teatro. Ma la creatività riguarda qualunque attività intellettuale: per esempio, la matematica, la filosofia, l’educazione, e perfino l’agire quotidiano. Creatività non è assenza di regole, ma apertura mentale, ricchezza ideativa, audacia e insieme disciplina interiore e massima concentrazione. Per valorizzare nei nostri ragazzi la creatività, però, anche gli insegnanti dovranno essere creativi, e questo significa liberarsi dall’abitudine e dai pregiudizi. Non vi è creatività senza bellezza. La bellezza è la via d’accesso ai mondi spirituali. Per questo si dovrà educare a riconoscere e a creare il bello. Senza la sensibilità al bello, l’essere umano si svilisce. Un momento indimenticabile che ho vissuto con i ragazzi dei residenziali è stato vederli completamente assorti e rapiti nell’ascoltare la lettura teatrale del discorso di Diotima sulla Bellezza nel Simposio di Platone, seduti in cerchio in mezzo al bosco.
La scuola del mondo che verrà sarà viva, una vera scuola di vita, perciò richiederà massimo coinvolgimento non solo degli insegnanti, ma anche dei genitori. Noi adulti dovremo imparare a nostra volta a esprimere al meglio le nostre qualità spirituali, perché tutti noi per i ragazzi siamo dei modelli da imitare. Si può insegnare infatti solo ciò che si è. Noi dovremo essere quindi autorevoli, saper ascoltare, saper dialogare, saper accogliere. Un adulto autorevole usa la forza in modo protettivo, mai coercitivo, e dà poche regole, ma chiare e condivise; soprattutto riesce ad essere autentico. La ricerca scientifica in psicologia ha mostrato un’interessante correlazione fra autenticità e benessere psicologico. Si sta bene con chi ci dà amore, onestà e rispetto. E lo si riconosce subito!
Per gli uomini e le donne di domani, l’insegnante sarà la figura più preziosa da prendere a modello per crescere interiormente forti, autonomi, sensibili e svegli. Bambini e ragazzi hanno bisogno di veri maestri. Questa sarà la nostra responsabilità di adulti verso le generazioni future: testimoniare ai giovani come si diventa ciò che si è nel profondo di se stessi. Solo così ritroveremo le qualità più alte dell’essere umano e potremo costruire mondi sociali più giusti, consapevoli e felici.
Tutto questo può sembrarvi extra-ordinario; in realtà sta già avvenendo.
«Viviamo in un mondo in declino, governato da una logica competitiva, materialista, predatoria. Ma è questa la nostra vera natura? È questo che ci rende felici e dà senso alla nostra vita?»: così la dottoressa Patrizia Scanu ci parla del tema del capitolo che ha scritto per il libro “Psicosofia. Un ponte tra psicologia e spiritualità”(Terra Nuova Edizioni).
«Viviamo in un mondo in declino, governato da una logica competitiva, materialista, predatoria – una logica darwiniana, che ci è stata instillata in due secoli di ideologia capitalistica: la vita è una lotta per la sopravvivenza; se non vinci, meriti di essere un perdente; mors tua, vita mea. Ci siamo assuefatti all’idea di vedere nell’altro un concorrente o addirittura un nemico, a ritenere legittimo “sgomitare” per conseguire i nostri obiettivi; a considerare la competizione come un dato di fatto; ad accettare senza protestare enormi ingiustizie e un livello sempre crescente di ostilità e di aggressività verso tutti. Ma è questa la nostra vera natura? È questo che ci rende felici e dà senso alla nostra vita?»: così la dottoressa Patrizia Scanu ci parla del tema del capitolo che ha scritto per il libro “Psicosofia. Un ponte tra psicologia e spiritualità”(Terra Nuova Edizioni).
«Se proviamo un momento a osservarci dall’alto, ci rendiamo immediatamente conto che qualcosa non va. Se in una realtà sociale così violenta non c’è spazio per i valori spirituali, allora c’è una parte essenziale di noi che non riesce a manifestarsi. Ci comportiamo come animali, animali umani, certamente, dato che gli altri animali non mostrano tutta questa cattiveria, ma pur sempre scimmie nude, prive di coscienza, di etica, di responsabilità e di bellezza.
Pico della Mirandola vedeva nell’uomo un essere indeterminato, che può salire alle altezze degli angeli o degradarsi al livello della bestia. Quando noi agiamo da animali umani, la nostra coscienza dorme e noi seguiamo le indicazioni della mente animale, nelle sue componenti maschile e femminile: pensiamo alla sopravvivenza, al territorio, a vincere nella lotta, a conquistare la femmina, a possedere, a fare il capobranco, il carnefice o il predatore, se siamo nel maschile animale; oppure a proteggere la prole, a sacrificarci per il gruppo familiare, a cercare e possedere un partner, ad accettare il ruolo di gregario, di vittima o di preda, se siamo nel femminile animale. In nessuno di questi comportamenti saliamo al livello della nostra Coscienza spirituale».
«Non ci rendiamo conto di nulla, non vediamo il male e il dolore che provochiamo a noi stessi e agli altri. Non siamo liberi, ma determinati dalle memorie della specie, e agiamo alla cieca – aggiunge ancora la dottoressa Scanu -Ma per fortuna abbiamo anche un Maschile e un Femminile interiori di livello spirituale. Sono da intendersi come principi metafisici, come la manifestazione duale dell’unica Essenza divina che costituisce la nostra vera natura. Sono entrambi degradati in questo mondo: la secolare umiliazione del femminile nelle donne ha svalutato il principio femminile in tutti e spinto il maschile al livello animale. Anche nell’uomo, infatti, la svalutazione del femminile ha come ritorno la perdita di sé. Il risultato è una progressiva separazione dalla nostra Essenza autentica. Risvegliando e potenziando il Femminile spirituale in noi, possiamo rivitalizzare anche il Maschile spirituale e ritrovare forza, coraggio, etica, giustizia, amore autentico, bellezza, gioia, vitalità, creatività e connessione. Il percorso da fare è conoscere ed esplorare a fondo la nostra parte animale, per liberarla dai vincoli che ci impediscono di rigenerare la nostra Essenza spirituale. In prospettiva psicosofica, significa imparare a stare nel qui ed ora, in piena presenza, nel sentire, nella consapevolezza di quanto avviene in noi e intorno a noi nel mondo invisibile. Solo così si può riprendere il filo interrotto della memoria e ritrovare il senso profondo del nostro essere qui. Si tratta di un viaggio entusiasmante nella conoscenza, oltre tutte le illusioni che ci impediscono di vedere come ci siamo ridotti e che cosa potremmo diventare, se solo prestiamo attenzione a noi stessi. La verità su noi stessi ci renderà liberi».
Articolo pubblicato su Terra Nuova il 20 Febbraio 2023.
Piatti di pasta brulicanti di vermi e altri insetti, fritture di cavallette e blatte, latte di scarafaggio, sontuosi panini farciti con larve e presentati come una specialità gastronomica e una necessità senza alternativa. La galleria degli orrori alimentari si arricchisce di giorno in giorno di nuovi, stomachevoli risvolti.
Siamo all’ennesima Finestra di Overton, una delle tante aperte in questi tre anni di colpo di stato globale. I padroni del mondo vogliono farci diventare mangiatori di insetti e non da ora. Per capire che non si tratta di un caso, basta fare qualche passo indietro. Nel 2013 la FAO, organismo dell’ONU per il cibo e l’agricoltura, pubblica un documento di 200 pagine[1], conclusivo di un percorso pluriennale di ricerca, intitolato “Insetti commestibili. Prospettive future per il cibo e per la sicurezza alimentare”. Già nel titolo e nella prima riga della premessa compaiono due concetti-chiave del linguaggio globalista e malthusiano che ben conosciamo: la presunta “sicurezza”, in questo caso alimentare, e l’ossessione per l’aumento della popolazione mondiale: “È largamente accettato che intorno al 2050 il mondo ospiterà 9 miliardi di persone. Per accogliere questo numero, l’attuale produzione di cibo dovrà almeno raddoppiare”. La ricetta fornita unisce il disprezzo per la plebe umana e il paternalismo tipico dell’élite che, intanto, pasteggia a caviale e champagne, senza dover rendere conto a nessuno dei suoi progetti insensati e liberticidi. La retorica (ingannevole) è sempre la stessa: “Non c’è alternativa” (solo per la plebe, naturalmente). Per la stesura del documento, la FAO collaborò con il Laboratorio di Entomologia dell’Università di Wageningen in Olanda, guarda a caso il primo Paese europeo a somministrare insetti ai bambini nelle mense scolastiche.
Certamente è vero che gli insetti costituiscono una fonte di cibo per numerose popolazioni da molto tempo. Ma, in primo luogo, non costituiscono né l’unica né la principale fonte di proteine, ma solo una varietà di cibo in una dieta molto più ricca e varia, e, in secondo luogo, nella scelta di ciò che è “buono da mangiare” hanno un ruolo fondamentale i fattori culturali. Secondo la teoria del foraggiamento ottimale dell’antropologo Marvin Harris, un cibo è pensato culturalmente come commestibile se è disponibile in grande quantità e se procurarselo costa meno calorie che mangiarlo. Gli insetti in Europa sono molto meno presenti che in altri continenti, sono dispendiosi da reperire e sono disponibili fonti alternative di proteine; questo spiegherebbe perché non sono tradizionalmente considerati cibo. Il rifiuto culturale di un alimento è accompagnato da disgusto, ma nel futuro mondo senza libertà e senza identità culturali tutto sarà possibile a chi avrà il monopolio delle risorse alimentari e potrà distribuirle secondo gli standard che preferisce. Come non accettare gli insetti, nuovo cibo per nuovi poveri, se l’alternativa sarà la fame per i più? Descrive bene questa situazione il film allegorico del regista coreano Bong Joon Ho “Snowpiercer”, uscito nel 2014. Da guardare.
Il problema del disgusto per l’entomofagia è infatti al centro delle preoccupazioni del World Economic Forum. In un articolo[2] del luglio 2021, in piena pandemia, che inizia con la frase rituale “La popolazione mondiale raggiungerà i 9,7 miliardi entro il 2050” (proprio la stessa di prima!), viene spiegato che gli insetti sono fonte di proteine, sono salutari, sono prodotti in modo “sostenibile” (altra parola magica), sono un ottimo fertilizzante naturale, ma che il principale ostacolo al loro consumo alimentare sono le “idee preconcette” (a questo si riduce la cultura!). Due anni prima, sempre sul sito del WEF, uno psicologo, professore all’Università di Auckland, scriveva che il disgusto, pur avendo l’ovvia utilità di produrre avversione per cibi dannosi, presenta anche il limite di impedire l’adozione di “stili di vita più sostenibili” (ancora!), come mangiare fonti alternative di proteine o bere acqua riciclata (!). Il professor Consedine sa bene che la risposta del disgusto si forma nell’infanzia ed è difficile da modificare. Ma ha la soluzione: “le risposte che implicano idee culturalmente condizionate su ciò che è ‘naturale’ possono essere modificate con il tempo”. Basta presentare gli insetti o l’acqua riciclata come naturali… Con il tempo, l’opportuna campagna di “naturalizzazione” e “a little nudging”, una spintarella gentile (così si chiama la manipolazione comportamentale del popolo bue), avremo il risultato. Per capire che cos’è il nudging, basta guardare il documentario sulle mense scolastiche olandesi. La finestra di Overton scorrerà liscia fino all’ultima casella.
Intanto l’UE ha messo la riforma della produzione di cibo e la sicurezza alimentare fra le priorità del New Green Deal. E che cosa c’è di più sostenibile e sicuro degli insetti? L’obiettivo è «aumentare la disponibilità e la fonte di proteine alternative come piante, microbi, marine e proteine a base di insetti e sostituti della carne». L’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, su richiesta della Commissione Europea ha espresso un parere scientifico e approvato l’uso alimentare dei vermi essiccati della farina come “nuovo cibo”, sulla base del Regolamento Europeo 2015/2283. Si possono utilizzare sotto forma di snack, farina o ingrediente da aggiungere nelle proprie ricette. Il 4 maggio 2021 gli Stati membri dell’UE, su proposta della Commissione, ne hanno autorizzato il consumo. Per questo li troviamo già sugli scaffali del supermercato. Il “Sole 24 ore” a maggio 2021 osservava che “Nel mondo il mercato degli insetti ha superato i 55 milioni di dollari nel 2017e secondo Global Market Insights progredirà fino a toccare i 710 milioni di dollari a valore nel 2024. L’Ipiff stima che ogni anno in Europa siano prodotte più di 6mila tonnellate di proteine di insetti e le previsioni al 2030 sono di 3 milioni di tonnellate, con un potenziale di crescita compreso in un range tra i due e i cinque 5 milioni di tonnellate l’anno”.
Molte altre specie di insetti sono sotto esame da parte dell’EFSA. Perciò dobbiamo aspettarci un incremento esponenziale di spot, articoli scientifici, programmi televisivi, testimonial famosi che ci inonderanno di informazioni su quanto sono buoni, sani, naturali, ecosostenibili ed equi gli insetti e l’acqua sporca e su quanto siamo buoni noi a proteggere il pianeta mangiandoli. La psicologia verrà di nuovo messa al servizio della nuova causa e di spintarella in spintarella sarà messa a rischio di estinzione la straordinaria cultura alimentare del nostro Paese. Del resto, non era il Rapporto[3]“True Cost of Food” della Fondazione Rockefeller a indicare che la colpa del danno ambientale è degli agricoltori familiari tradizionali e che il rimedio sono i prodotti OGM con il loro seguito di veleni?
“L’uomo è ciò che mangia”, scriveva nell’Ottocento il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. Ciò che mangiamo ha un effetto sulla nostra psiche e sulla nostra anima. Sarà un cattivo pensiero, ma poiché non c’è alcuna necessità di mangiare insetti o di bere acqua dal trattamento di urina e feci, verrebbe da dire che cambiare il cuore e l’anima umani, per degradarli al livello più basso del mondo vivente, sia l’obiettivo finale. Un obiettivo in linea con la visione distopica della società umana ridotta ad alveare o a sciame come quella anonima degli insetti, senza individualità, senza libertà, schiacciata con la fame sotto un controllo totalitario senza scampo, senza dignità e senz’anima. Non è solo questione di proteine. Bisogna resistere.
[1] AA. VV., Edible insects: future prospects for food and feed security, FAO FORESTRY PAPER 171, Rome 2013.
[2] Why we need to give insects the role they deserve in our food systems
[3]True Cost of Food: Measuring What Matters to Transform the US Food System.
Articolo pubblicato su Sovranità Popolare, n° 5, anno 4°, dicembre 2022.
Negli anni della pandemia, la scuola è stata travolta da uno tsunami che l’ha trasformata da luogo dell’accoglienza e dell’inclusione a luogo della sofferenza e della discriminazione, con danni incalcolabili per bambini e ragazzi. Diventa urgente un intervento riparativo, ma non può evidentemente essere la scuola pubblica a rimediare.
Il libro presenta, sulla base di un’analisi dei bisogni eccezionali degli studenti vittime del disastro, una proposta di intervento educativo in due fasi, la prima riparativa e la seconda trasformativa, da realizzare nel contesto dell’istruzione parentale per gli allievi della scuola secondaria inferiore e superiore.
Oltre la scuola e l’homeschooling si rivolge a insegnanti e genitori che intendano educare e non solo istruire, per un mondo futuro più giusto e consapevole. Si ispira al modello umanistico dell’educazione integrale (che coinvolge corpo, mente, anima e spirito), trasversale, profonda, ricca, gioiosa e nella natura, guidata dalla creatività, dalla bellezza, dall’amore per la conoscenza e dal proposito di formare anime libere e capaci di sentire e di pensare.
Raccontando da inviata del New Yorker il processo ad Eichmann, celebrato a Gerusalemme nel 1961, Hannah Arendt scriveva che “il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n’erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali… questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, perché implica che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male” (La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme, Feltrinelli, p. 282).
Ci sono circostanze nelle quali individui apparentemente normali perdono il senso della responsabilità dei propri atti e diventano criminali senza accorgersene o addirittura pensando di essere nel giusto. Non è capitato solo con il nazismo: la cecità collettiva si produce sempre nei sistemi totalitari, che traggono forza proprio dalla distorsione della percezione e dallo stravolgimento dei principi etici universali, in un clima di paura o di esaltazione, di conformismo e di obbedienza acritica all’autorità (politica, scientifica, religiosa).
D’altra parte, nei sistemi totalitari c’è sempre un’élite che domina su una massa disorientata, ipnotizzata e seviziata e ci sono sempre minoranze consapevoli che non cedono al delirio collettivo. Per neutralizzarle, il gruppo dominante, grazie al controllo dei mezzi di comunicazione di massa, dopo aver cercato di silenziarle con la censura, la denigrazione pubblica, la persecuzione giudiziaria o l’eliminazione fisica, le addita alla rabbia popolare come nemici del popolo, nel tentativo di saldare la volontà della massa a quella del potere e soprattutto di evitare che la gente si svegli dal sonno ipnotico e si rivolti contro chi la sta realmente danneggiando. Nessuno è più vigliacco di chi è al potere e distrugge la vita degli altri; nessuno è più bravo a mentire di chi ha una paura folle della verità. Ce ne sta dando un fulgido esempio Justin Trudeau, il bamboccio dei poteri mondialisti in Canada, scappato come un coniglio davanti all’assedio pacifico dei camionisti.
Non risulta pertanto inutile ricordare a chi si sente confuso che legge e giustizia non sono la stessa cosa, che l’etica e l’obbedienza fanno a pugni fra di loro, che la responsabilità è sempre personale e non ci si può fare scudo di nulla quando, in nome di una legge ingiusta e criminale, si danneggia un innocente. Dire poi che si sono eseguiti degli ordini è solo una patetica giustificazione. Agli ordini ingiusti si disobbedisce senza se e senza ma, qualunque sia l’autorità che li emetta. E alla coscienza non ci si può nascondere.
Quando si agisce, occorre essere etici, ovvero prendersi la responsabilità di agire senza danneggiare né se stessi né gli altri. Se si agisce in modo non etico, si fa del male soprattutto a se stessi, perché ci si degrada, e si genera un ritorno dannoso, che nella tradizione indù viene chiamato karma. Chi obbedisce, chi dà il consenso o non si oppone ad ordini criminali, al linciaggio dei dissidenti, alla discriminazione di parenti, amici, colleghi, conoscenti si prende su di sé la responsabilità etica degli atti dei persecutori e distrugge la sua parte spirituale. Non esistono circostanze in cui questi comportamenti siano ammissibili. “Diábolos” significa “colui che divide”. Dove c’è divisione, sguazzano i demoni.
Chi resta indifferente di fronte alla disperazione di persone private ingiustamente del lavoro perché sane e libere; chi chiude gli occhi di fronte al dolore e alla devastazione fisica, psichica e spirituale di bambini e ragazzi ad opera di misure sanitarie demenziali, di fronte alla segregazione e alla discriminazione di milioni di cittadini onesti che hanno pagato per i servizi loro negati, di fronte al fallimento economico di decine di migliaia di piccoli imprenditori, che sono l’ossatura economica di questo Paese, si rende complice di questo disastro e ne è moralmente responsabile tanto quanto il branco di guitti inverecondi e ridicoli travestiti da politici che stanno conducendo l’Italia nel baratro, sentendosi protetti dai bulli della mafia mondialista da cui sono pilotati.
Chi, da genitore, sacrifica i propri figli al Moloch sanitario per arrendevolezza e per sottrarsi alla responsabilità di fare da scudo alla loro integrità con un atto di disobbedienza civile; chi, da insegnante o dirigente, si rende complice del continuo abuso psicologico a loro danno, della discriminazione dei non vaccinati e di una coercizione violenta e crudele su tutti, è complice della tortura e si prende per intero la responsabilità delle conseguenze, aggravata dal fatto che dovrebbero essere i loro custodi. Le informazioni scientifiche e le notizie giornalistiche sui morti e sui danni da inoculazione fra bambini e ragazzi sono ormai abbondanti e spaventose e chiunque abbia contribuito a questo orrore con le azioni o con le omissioni ne è moralmente responsabile. Stiamo parlando di crimini gravissimi contro l’umanità. Non vorrei essere nei panni di chi ha ricattato le famiglie e seminato la discordia al loro interno quando l’evidenza delle conseguenze sarà innegabile.
Chi si è venduto al sistema per denaro, per opportunismo, per viltà o per cattiveria; chi si sente dalla parte dei giusti perché ha in mano il marchio verde della schiavitù e dell’obbedienza e guarda con disprezzo chi ne è privo; chi ha diffuso per due anni informazioni false e a senso unico alla TV e sui giornali; chi ha preferito un comodo silenzio – magistrati, uomini di spettacolo, intellettuali, scienziati, medici – ad una scomoda presa di posizione in favore della libertà e dei diritti è complice e moralmente responsabile della distruzione economica, sociale, morale e culturale del Paese. Si portano per intero sulla coscienza il dolore, la morte, la povertà di milioni di persone.
Come ha spiegato Vera Sharav, ebrea sopravvissuta all’Olocausto, ci sono molti parallelismi fra questa situazione e il nazismo. La storia non si ripete mai identica, ma si ripetono gli schemi di fondo e i meccanismi psicologici di base. In un video lucidissimo e tutto da ascoltare, Vera Sharav afferma: «L’Olocausto non sarebbe accaduto se le persone avessero alzato la loro voce e avessero rifiutato ciò che stava accadendo. Non è stata solo la presa di potere militare; è stata l’apatia della gente la causa dell’Olocausto». Le élites psicopatiche esistono da sempre, ma senza l’accordo delle masse ipnotizzate e addomesticate non possono realizzare i loro obiettivi. Perciò è sempre la banalità del male all’origine delle grandi tragedie dell’umanità.
Primo Levi ci ha ricordato che lo sterminio fu solo l’ultimo atto di un processo di persecuzione iniziato con la contrapposizione fra “noi” e “loro”, con i discorsi di odio e di intolleranza, con la discriminazione. Proprio come sta avvenendo oggi, sulla base di false accuse e di una sadica volontà di punire chi dissente. Ma una volta che i dissenzienti sono spariti, sparisce anche la libertà di dissentire e resta solo la schiavitù incondizionata. Scriveva Primo Levi: «Iniziò quando la gente smise di preoccuparsene, quando la gente divenne insensibile, obbediente e cieca, con la convinzione che tutto questo fosse “normale”».
Perciò non possiamo essere indifferenti. Al male, alla divisione, alla distruzione si deve opporre un fermo NO. Questo fa la Coscienza e non può fare nient’altro. La coscienza è ribelle all’ingiustizia e disobbedisce quando la si vuole rendere complice di atti criminali. Non può accettare l’esclusione arbitraria e perfida dei giovani dalle biblioteche, dall’università, dallo sport, dalla vita sociale. Non può tollerare la morte in solitudine di persone ricoverate in ospedale. Non può fingere di non vedere le tante persone che si sono “fidate della scienza” ed hanno pagato con la vita o con danni irreversibili da nessuna correlazione questa fiducia malriposta, pagandone pure le spese nel silenzio generale, quando non nell’irrisione sguaiata. Non può ignorare il dramma di tanti lavoratori capaci – insegnanti, medici, operatori sanitari e molti altri – condannati a morte per fame da farabutti che li hanno privati dei mezzi di sostentamento. Non può non allarmarsi quando vede studenti pacifici manganellati dalla polizia. Non può cedere ai ricatti, alle intimidazioni, alla diffamazione sistematica, al bullismo delle istituzioni asservite agli interessi di pochi e dei miserabili servi del regime che a Sanremo fanno satira sulle migliaia di danneggiati dai sieri inutili anziché sul potere che li inganna e poi li abbandona a se stessi. Non può piegarsi alla follia di norme senza senso, alle menzogne seriali del marketing farmaceutico, alla perversione di personaggi corrotti e senza scrupoli. Non può considerare normale il controllo asfissiante, l’abuso, la manipolazione sistematica, la prevalenza dell’arbitrio e della forza bruta sul diritto. Non può rinunciare all’empatia, all’amore, alla compassione, alla tolleranza, alla libertà, alla verità, alla bellezza.
Mentre noi ci occupiamo di idiozie senza importanza e delle nostre vite sconvolte e private del futuro, ci stanno rapinando tutto ciò che abbiamo di più prezioso, compresa la salute che ci illudiamo di difendere obbedendo ai loro ordini insensati e distruttivi. Svegliamoci! Stanno uccidendo l’Italia e gli Italiani. Ciascuno dal suo posto faccia la propria parte e agisca con giustizia. Non ci sono scuse, non ci potrà nascondere dietro un dito quando tutto sarà finito. Nessuna eccezione è giustificata. Parafrasando quanto scrivevano i ragazzi palermitani del movimento Addiopizzo, un intero popolo che cede al ricatto è un popolo senza dignità.
Articolo pubblicato su “Sovranità popolare”, n° 1, anno IV.